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LA PATRIA ED I SUOI EROI
Parte 2: MENTALITÀ
La Volta. Poco tempo fa.
Davanti a lui si estendono spazi sconfinati, in cui può correre libero, a
suo piacimento. Può essere dovunque egli desideri, ogni posto del mondo: dopo
tanta prigionia, finalmente assaporare il gusto della libertà è per lui
gratificante. Sono momenti di gioia, momenti che vorrebbe condividere da solo:
dunque è profonda la sua delusione ed anche la sua rabbia quando un estraneo si
intrufola nel tuo mondo.
“Salve, Marvin Flumm” dice costui.
“Vattene via!” ribatte piccato il sognatore.
“Una richiesta legittima, dopotutto sono entrato qui non invitato. Dunque,
basta che tu me lo dica, ed io me ne andrò per sempre, non ti disturberò mai
più”.
“Molto bene, allora…”.
“Però, Flumm, pensa bene a cosa ti perderesti”.
“Perdermi? Non mi perderei niente: so chi sei, un fallito, non hai mai
combinato niente nella tua vita”.
“Ahimè, questa affermazione ha più che un fondo di verità. Ma le cose stanno
per cambiare”.
“Molti dicono così, poi però alla verità dei fatti…”.
“E tu, Mentallo, di cosa ti puoi vantare? Quali conquiste puoi mostrarmi? Ora
sei rinchiuso qui, con degli inibitori che limitano fortemente il tuo potere.
Ma le tue capacità mentali sono notevoli: sei riuscito ad oltrepassare in parte
quegli inibitori ed a costruirti questo tuo personale paradiso, dove puoi
correre libero. Ma libero non sei, perché alla fine torni sempre alla tua
scomoda cella, bloccato da un’ imbracatura che rende impossibile ogni tuo
movimento. Illegale, certo, ma gli hai dato più di una buona motivazione per
farlo. Davvero una ingloriosa fine per uno dei migliori telepati di questo
pianeta”.
“E tu puoi cambiare questo stato delle cose? Non farmi ridere!”.
“Ritorna alla realtà. E vediamo se hai ancora voglia di ridere”.
L’ intruso scompare e dopo qualche secondo Mentallo, incuriosito dalle sue
parole, decide di fare quanto richiestogli. Si accorge subito di essere stato
liberato dalle manette, è stato un Guardiano con lo sguardo perso nel vuoto,
sobillato dall’ intruso, che dietro di lui sorride malignamente. Flumm sente
anche che gli inibitori iniziano a diminuire i loro effetti.
“Sei stato tu?” chiede Marvin Flumm al suo liberatore, pur sapendo già la
risposta.
“Ovviamente” risponde lui “Forza, seguimi”.
“Per dove?”.
“Chi lo sa? Di sicuro verso la tua libertà, la destinazione finale invece… è al
momento ignota anche a me”.
I due oltrepassano tranquillamente vari corridoi, senza che nessun Guardiano li
degni di uno sguardo. Infine arrivano in un angolo dove si è rintanato il
Controllore.
“Sei stato un bastardo ad ordinarmi di rimanere qui!” esclama rivolto al
liberatore suo e di Mentallo “Sono passati molti Guardiani!”.
“Ma ti hanno visto?” replica lui “No, esattamente come ti avevo detto. Comunque
stai tranquillo, ora possiamo davvero uscire da qui, dobbiamo dirigerci a
Chicago per l’ ultimo nostro contatto”.
Marvin Flumm osserva ammirato l’ incedere di costui: le sue capacità sono
superiori a quelle che impiega lui, capacità che hanno messo in difficoltà
persino Charles Xavier. E così anche lui condivide il destino di Basil
Sandhurst.
Palazzo dei Vendicatori. Ora.
Capitan America porta i suoi nuovi compagni di squadra nella Stanza del
Combattimento Simulato: il luogo migliore dove poter allenarsi, mostrare le
proprie capacità.
“Iniziamo con un combattimento corpo a corpo” dice Jeff Mace “Vediamo come ve
la cavate nel caso un avversario vi abbia disarmato e le vostre uniche armi di
difesa siano le vostre mani. Vagabond e American Dream, cominciate voi”.
Lizzie Mace guarda Priscilla Lyons con aria di sfida, come a volerle dire:”Ti
batterò in men che non si dica”.
Le due eroine prendono posto e per lunghi, interminabili istanti si
fronteggiano, nel vano tentativo di individuare un’ apertura nella difesa della
loro avversaria. Alla fine è American Dream a rompere ogni indugio: si tuffa in
avanti, nel tentativo di far inciampare Vagabond. Ma costei, con un prodigioso
balzo, la evita. Nel ricadere, afferra Lizzie per un braccio ed inizia a
stringere: ma la sorella di Cap resiste stoicamente al dolore e riesce infine a
spezzare la presa. Prova dunque a sferrare due pugni al volto, ma Priscilla li
evita entrambi, spostandosi agilmente.
“Però, Jeff” commenta Occhio di Falco sottovoce “Quella Vagabond si sta
comportando bene, per essere stata un po’ fuori dal giro”.
“Ha avuto il maestro migliore che si potesse avere, del resto” ribatte l’ eroe
a stelle e strisce.
Vagabond blocca le braccia di American Dream e facendo leva sul suo peso
trascina sé e la sua avversaria a terra.
“Quale magnifica visione” esclama Clint Barton, posto alle spalle delle due
contendenti.
“Clint, ricordati che sei fidanzato” sorride Cap “Ed una di quelle è mia
sorella” aggiunge sottovoce.
“Ma rimango pur sempre un uomo passionale. E comunque, dalle foto che mi hai
fatto vedere, tua sorella Lizzie è una bella… ma meglio tenersi certe cose per
sé”.
American Dream prova a liberarsi, ma la stretta di Vagabond è poderosa e tutto
risulta vano.
“Ok, basta così” le interrompe Capitan America “Brava, Vagabond, ti sei
comportata bene. Non si può dire altrettanto di te, American Dream. Ti ho visto
mentre ti preparavi: eri sicura di vincere. Beh, non devi mai esserlo,
soprattutto quando non conosci a fondo il tuo avversario”.
“Bravo, fratello, fammi pure la ramanzina e sentiti importante” pensa sua
sorella “Ti farò vedere di che pasta sono fatta”.
“Tu non funzioneresti” le dice Priscilla Lyons. Lizzie si volta verso di lei
con uno sguardo a metà tra l’ irato ed il curioso. “Sai, mi è stato richiesto
molte volte di vestirmi da supereroina: c’è gente che paga cifre folli per
immaginare di fare sesso con loro e, piuttosto che farlo da soli nel chiuso
della propria camera, ci si accontenta di un surrogato. La più richiesta è…”.
“La Vedova Nera?” dice Falco.
”Esatto, come facevi a saperlo? Forse anche tu…”.
“Per carità. Diciamo che è stata una semplicissima intuizione”.
“Altri pezzi forti sono Scarlet e, incredibile, Polaris: non me lo sarei mai
aspettato. Ma tu… non hai alcun appeal e guarda che costume orrendo che hai”.
“Orrendo, sì” dice Lizzie “Lo stesso aggettivo si può usare a proposito della
vita che hai condotto finora”.
Jeff Mace capisce subito cosa sta per avvenire e pone il suo scudo in mezzo
alle due eroine. Il pugno di Vagabond vi va a cozzare contro e lei si ritira
dolorante. “Ve l’ ho già detto, ma a quanto pare non sono stato chiaro” afferma
Cap “Non voglio litigi nel mio gruppo, altrimenti… quella è l’ uscita”. Nessuno
osa controbattere.
“Ehm, Jeff” dice Clint portando in disparte l’ eroe “Bella manifestazione di
coglioni, ma… hai indicato la porta della cucina!”.
“L’ importante è farsi capire” sorride Cap, che poi si avvicina a Thin Man
“Allora, Mr. Dickson, vediamo di tornare in pista”.
Cimitero di Cypress Hill.
Il rito funebre per il Professor Hopkins è stato poco meno che informale:
erano presenti pochi colleghi di lavoro, qualche familiare ed un solo studente.
Trey Rollins. Solo lui: Hopkins era uno dei migliori professori dell’ istituto
e nessuno dei suoi compagni è venuto a porgergli l’ estremo saluto.
Terribilmente irrispettoso nei suoi confronti. Il ragazzo ormai non può più
cambiare questo stato delle cose, ma di certo può fare qualcosa perché il
professor Hopkins riposi davvero in pace. Catturare il suo assassino, Mick the
Gick, fino a poco tempo prima uno studente come lui, adesso un fuggiasco: anche
se Mick era uno dei ragazzi più tartassati dagli altri studenti, questo non
giustifica l’ omicidio di una persona che non gli aveva mai fatto nulla di
male.
Colei che si è proclamata la dea Atena ha detto a Trey Rollins che in futuro
sarà destinato a fare grandi cose: per ora, si può accontentare di catturare un
assassino. Così corre a casa, per indossare la sua armatura.
Millertown.
Il liberatore di Mentallo e del Controllore, insieme ad un’ altra persona,
si avvicina ad una di quelle consuete case con vialetto che sono solite vedersi
nelle sit-com. Un’ abitazione come tante altre, in cui però ha vissuto un uomo
non comune.
“Aspettatemi qui” dice costui ai suoi forzati compagni, che sono costretti ad
obbedirgli. Nonostante il loro colorito aspetto, tuttavia, nessuno li degna di
un secondo sguardo in quanto agli occhi dei passanti sono vestiti come persone
comuni. Il tutto grazie al loro liberatore.
Costui percorre il vialetto della casa dove un tempo abitava e bussa alla
porta. La trova aperta, strano.
“Vincent?” chiama una voce. Incredibile, ha capito subito chi era.
“Sono io, mamma. Dove sei?”.
“Qui, in camera da letto”.
Preoccupato, l’ uomo accorre, per trovare sua madre distesa in un ampio letto
matrimoniale, le coperte che le arrivano fino al mento, come se provasse grande
freddo.
“Vincent, finalmente sei tornato da me. Erano mesi che non ti facevi vedere:
come procedono i tuoi affari in Canada?”.
“Molto bene, mamma. Ma parliamo piuttosto di te, cosa ti è successo?”.
“Semplicemente sto invecchiando, figlio mio”.
“Ma tu sei sempre stata una donna in piena salute. Non puoi esserti ammalata da
un giorno all’ altro”.
“E invece è capitato proprio questo. Ah, Vincent, se tuo padre fosse ancora
qui…”.
“Non parlare di lui!” quasi tuona l’ uomo “Ci ha abbandonato, lasciato nella
miseria. Come puoi ancora pensare a lui?”.
“Vincent, quando sei vecchia puoi aggrapparti solo ai ricordi”.
“Senti, non hai chiamato un dottore per vedere se esistano dei farmaci adatti a
te? Mr. Harvey esercita ancora?”.
“Certo, chi lo schioda dal suo posto? Se lo terrà finché campa. Comunque è
venuto da me e mi ha prescritto dei medicinali, ma hanno avuto poco effetto.
Poi Harvey è stato chiamato da altri pazienti”.
“Altri malati? Quanti?”.
“Vincent, come posso saperlo in queste condizioni?”.
“Scusa, mamma, hai ragione. E ti chiedo ancora scusa per aver alzato prima la
voce. Senti, rimarrò per un po’ di tempo qui in città per affari, verrò a farti
visita spesso”.
La donna sorride di gioia. Vincent le posa un delicato bacio sulla fronte ed
esce. Ovviamente Vincent non è affatto un uomo d’ affari: ma per quanto possa
sembrare incredibile sua madre non lo sa. Un po’ perché suo figlio non si è mai
reso responsabile di azioni eclatanti, un po’ perché, quelle rare volte che l’
ha visto sui giornali o alla televisione, non ha creduto nemmeno per un secondo
che Vincent potesse fare cose del genere. Non suo figlio. Che in ogni caso
provvederebbe a farle dimenticare prontamente tutto.
L’ uomo esce da quella che un tempo era casa sua e si rivolge a Mentallo.
“Flumm, voglio che entri nella mente del dr. Harvey: scopri quante sono le
persone malate qui a Millertown”.
Il criminale esegue e dopo qualche secondo ha la risposta:”Sono più di
cinquecento. E a quanto pare presentano tutti gli stessi sintomi”.
“Cinquecento? E non si sono ancora chiamate le autorità sanitarie?”.
Dopo qualche altro secondo, Mentallo risponde:”Harvey lo ha fatto, ma ai piani
alti hanno minimizzato, dicono che è solo una epidemia di influenza più grande
del previsto. Ma Harvey non crede affatto che sia una semplice influenza”.
Vincent riflette per qualche secondo, poi dice:”Mentallo, puoi dirmi
esattamente quanti abitanti ci sono a Millertown?”.
Stavolta il tempo di attesa è più lungo, ma alla fine Marvin Flumm può
rispondere:”Sono 2723”.
“E quanti sono segnati all’ anagrafe?”.
Altri secondi di attesa. “2497”.
“No, decisamente c’è qualcosa che non torna”. Qualcosa che con tutta
probabilità ha a che vedere con lo stato di salute di sua madre, l’ unica
persone che gli abbia mai voluto bene. “Ci tratterremo qui più del previsto, a
quanto sembra. Andiamo”.
Mentre i quattro si incamminano, il Controllore nota il nome sulla cassetta
delle lettere: Vaughn. E, quando la porta si è aperta, ha udito qualcuno
chiamare un certo Vincent. Vincent Vaughn, dunque è questo il suo vero nome.
Incredibile come, nonostante sia sulla scena da tanti anni, solo ora si sia
appreso questo particolare.
Palazzo dei Vendicatori.
“Dunque, Mr. Dickson” dice Capitan America “Ora il mio compagno Occhio di
Falco lancerà delle frecce in svariate direzioni: lei provi ad afferrarle
facendo uso delle proprie capacità”.
A Thin Man il ricevere indicazioni da un ragazzino che potrebbe essere suo
nipote provoca un sentimento di sorpresa. È molto diverso da Steve, questo è
certo, eppure sente che sta facendo del suo meglio per non farlo rimpiangere.
Si piazza poi ad alcuni metri di distanza dall’ arciere, che inizia a lanciare
frecce senza sosta: inizialmente Thin Man è in netta difficoltà e non ne
abbranca nemmeno una, ma verso la fine sembra ritrovare lo scatto e le forze di
un tempo e riesce ad afferrarne qualcuna.
“Decisamente in prigione ho perso lo smalto” commenta Dickson al termine della
sessione.
“Si è comportato bene, invece” lo incoraggia Jeff Mace “Senta, forse ho un
indirizzo che potrebbe interessarle a trovare informazioni su Kalahia, gente
come lei che…”.
“Sì, forse so di chi stai parlando. Dammelo, comunque, sarà un piacere rivedere
certe vecchie facce”.
Ai confini di Millertown, Vermont.
Agli occhi della gente appare come un semplice, anche se decisamente
muscoloso, viandante con il suo bel sacco in spalla. In realtà costui è Sean
Clinton McIntyre, alias il Maggiore Libertà. È in questa città per scovare un
covo delle Avanzate Idee Meccaniche, allo stesso tempo i suoi liberatori ed i
suoi persecutori. Farà qualche discreta domanda in giro, indagherà come è
solito fare ed alla fine li scoverà.
È così immerso nei suoi pensieri che non nota un giovane ragazzo alle sue
spalle, un ragazzo che lo sta pedinando già da molto tempo. Costui, per motivi
ancora ignoti, ha deciso di portare avanti una gloriosa tradizione. Una
tradizione che ha nome Bucky!
New York.
Internet: la meraviglia delle meraviglie. Il luogo migliore da cui un tipo
senza soldi, a carico dei genitori e privo di indizi utili come Trey Rollins
può aggrapparsi. Perché andare là fuori e cercare un assassino tra la folla non
è come cercare un ago in un pagliaio, è cento volte peggio.
Dunque il ragazzo digita il nome Mick Garris sul motore di ricerca di Yahoo.
Inevitabilmente compaiono centinaia di link, rimandanti a elenchi telefonici,
organigrammi aziendali e quant’altro. Bisogna restringere il campo.
Trey inserisce allora l’ età di Mick. I link diminuiscono sensibilmente, ma
sono ancora troppi. Improvvisamente, però, Trey nota un indirizzo interessante:
criminaldatabase.com; pieno di curiosità, vi clicca sopra. Ah, guarda un po’, è
un sito dove sono raccolte le foto segnaletiche e gli schedari penali di
numerosi condannati, alla faccia della privacy. Ma cosa c’entra… Ah, ecco qui
la scheda di un certo Francis Garris: a quanto pare è lo zio di Mick, che viene
segnalato in quanto suo parente e ricercato per omicidio. Stando a quanto è
detto qui, Francis ha subito un paio di condanne per esperimenti illeciti
condotti sotto il marchio dell’ AIM.
Trey pensa: se fossi ricercato e cercassi protezione, un luogo sicuro dove
trovare qualcuno che possa capire la mia condizione, dove andrei? Risposta: da
uno che come me è stato o è perseguitato dalla legge. Un indizio flebile, ma
allo stato attuale l’ unico perseguibile. Dunque Trey legge l’ ultimo domicilio
conosciuto di Francis Garris.
Millertown, Vermont. Ovviamente.
Casa Mace. Quella sera.
“Allora, papà, cosa pensi di questa mia nuova iniziativa?” chiede Jeff Mace.
“Che tu sei un ragazzo pieno di inventiva, figlio mio” ribatte suo padre Will
“Diamine, quando ti presentai Steve Rogers quasi te la facesti sotto dall’
emozione; e guardati ora, sicuro di te, deciso, pronto addirittura a guidare un
gruppo. Sei maturato, ragazzo mio, sei diventato un uomo”.
“Grazie. Sono parole che significano molto per me”.
“Ma ora andiamo nell’ altra stanza: ci sono due persone che vogliono vederti”.
I due si recano in cucina, dove Jeff abbraccia sua madre Dorothy e poi Roberta,
la sua sorella minore rapita per lungo tempo dalla Tigre Volante e dall’
Incappucciata.
“Dovresti venire più spesso a trovarci, Jeff” lo rimprovera bonariamente
Dorothy.
“Faccio del mio meglio, mamma. Lo faccio tutti i giorni. Ehi, Roberta, se non
sbaglio non hai ancora passato una serata come Dio comanda da quando sei
tornata tra noi”.
La ragazza fa uno sguardo incuriosito. “E dunque?”.
“E dunque ho qui due biglietti per il concerto dei Green Day al Metropolitan.
Sono uno dei tuoi gruppi preferiti, se non ricordo male”.
“Ma non uno dei tuoi, anzi, detesti musica del genere. Adori sentire… mio dio…
il jazz! A volte sembri nato nel medioevo, fratello”.
“So adattarmi, quando necessario” sorride l’ eroe “Su, andiamo, che è già
tardi. Mamma, papà, non aspettateci alzati”.
E poco dopo la porta si chiude alle spalle dei due giovani. I coniugi Mace si
osservano l’ un l’ altra e sorridono reciprocamente.
Millertown.
È chiaro, Vincent Vaughn non ha più dubbi ora. Ci sono degli intrusi nella sua città, intrusi che hanno fatto del male a sua madre, che l’ hanno fatta ammalare. La pagheranno, molto cara: nessuno può avere idea di quale sia il suo smisurato potere.
CONTINUA...
PROSSIMAMENTE
Avanza la corruzione
Note dell' Autore: Solo una cosa: non sperate di trovare da qualche parte il nome di Vincent Vaughn (se non quello di un attore). Per quanto costui sia un personaggio presente sulla scena da decenni, non era mai stato detto il suo vero nome: tra un paio di capitoli diremo anche chi è. E per quelli che hanno la memoria lunga come il mio editor: no, non ha a che vedere neanche con l’ identità fittizia di Littleville del Dr. Destino.